La Dieta Ancestrale – Il Latte

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IL PROBLEMA DEL LATTE

Per migliaia di anni gli antenati dell’uomo, e poi l’homo sapiens stesso, si sono nutriti con un solo tipo di latte, quello delle loro madri, e soltanto durante la prima infanzia. L’addomesticazione degli animali da latte è iniziata circa 9000 anni fa, quando i popoli pastori hanno cominciato a consumare latte ed i suoi derivati. L’introduzione delle mucche da latte è relativamente recente, ed è soltanto a partire dall’ottocento, e soprattutto nel corso degli ultimi cinquant’anni, che il latte di mucca ha preso il posto che occupa oggi nella nutrizione dei bambini e degli adulti. Il latte materno è l’unico alimento realmente adatto ai fabbisogni del neonato e del bambino piccolo, che variano con l’età. E’ sorprendente notare come anche la composizione del latte si modifichi nel tempo, e precisamente possiamo distinguere: il colostro nei primi cinque giorni dopo il parto; il latte di transizione, dal sesto al quindicesimo giorno; il latte maturo, dal sedicesimo giorno al quindicesimo mese. Questi tre tipi di latte presentano differenze a livello glicidico, lipidico, proteico, dei minerali, degli oligoelementi e delle vitamine. La composizione del latte varia anche nel corso della poppata stessa, in particolare aumenta la percentuale dei lipidi per provocare sazietà. Il latte materno ed il latte di mucca presentano nette differenze, le principali sono:

il latte umano contiene il 7% di lattosio, la più alta percentuale fra tutti i mammiferi, inoltre la lattasi diminuisce progressivamente con la crescita, ed in certi adulti non è addirittura più presente, questo vuol dire che, infanzia a parte, la lattasi e comunque il latte in generale, non sono fisiologici.

  • il latte contiene una maggiore quantità di ginolattosi, che ha probabilmente un ruolo nello sviluppo del cervello;
  • il latte umano è particolarmente ricco in colesterolo, trigliceridi, acido palmitico e acido oleico ed abbondante di acidi grassi polinsaturi, che intervengono nella crescita e nella mielinizzazione del sistema nervoso centrale;
  • il latte umano è caratterizzato da una relativa povertà in caseina, betalattoglobulina e in IgC;
  • il latte umano è ben fornito di alfalattalbumina (necessaria per la sintesi del lattosio), lattotrasferrina (che serve al trasporto dello zinco e del ferro nell’intestino), in IgA secretorie (che tappezzano la mucosa intestinale del bambino per opporsi alla penetrazione nel sangue dei batteri e dei virus) e di lisozima (attivo contro i batteri);
  • le proteine del latte bovino hanno una struttura aminoacidica primaria diversa da quelle del latte umano;
  • il latte umano permette un assorbimento ottimale dei minerali e degli oligoelementi in esso contenuti, mentre ad esempio ferro e calcio contenuti nel latte di mucca non vengono bene assorbiti dalla mucosa intestinale;
  • la percentuale di vitamine presenti nel latte umano è diversa rispetto a quella presente nel latte di mucca;
  • il latte di mucca contiene un vasto assortimento di fattori di crescita, destinati a fare aumentare il peso del vitello di più di cento chili in un anno, questi non sono quindi adatti per l’uomo.

Tra il 1950 ed il 2000, l’altezza media dei francesi è aumentata di circa 10 cm ed il peso medio è cresciuto di quasi 10 Kg, il forte aumento del consumo dei latticini non è probabilmente estraneo a questo fenomeno, ma vanno fatte alcune considerazioni:

  • il vitello ha quattro stomaci che dispongono di un arsenale enzimatico ben diverso da quello dell’unico stomaco umano, sono anche differenti gli enzimi biliari, pancreatici e intestinali;
  • il latte di mucca permette al vitello di costruire rapidamente una grande quantità di tessuto osseo ma poco tessuto nervoso, tutto il contrario di quanto accade nell’uomo, infatti il QI dei bambini nutriti con latte materno è in media di 5 punti più elevato rispetto a quelli nutriti con latte di mucca.

Gli effetti nocivi del latte di mucca si possono riscontrare in diverse malattie:

  • nella poliartrite reumatoide, in una percentuale non trascurabile di pazienti, la sospensione dell’assunzione di latticini provoca una remissione della sintomatologia, e la loro reintroduzione viene seguita da una ripresa dei sintomi;
  • nel diabete mellito giovanile si osservano costantemente un titolo elevato di anticorpi anti albumina bovina, ai quali viene attribuito un ruolo importante nella genesi delle lesioni del pancreas endocrino;
  • nella sclerosi a placche si è ottenuto il blocco dell’evoluzione della malattia eliminando dall’alimentazione dei pazienti i grassi saturi di origine animale, tra cui il latte ed i suoi derivati, sostituiti con grassi insaturi di origine vegetale;
  • nel decorso della nefropatia IgA si è evidenziata la presenza di molecole antigeniche provenienti dal latte nei complessi immuni depositati a livello dei glomeruli renali;
  • alcune forme di emicrania sono chiaramente causate dall’assunzione di latticini e regrediscono quando questi vengono esclusi;
  • il morbo di Crohn è nettamente più frequente fra gli anglosassoni e gli scandinavi che non fra i popoli di origine latina, fatto collegato al maggior consumo di latte fra i primi rispetto ai secondi;
  • in Francia gli incidenti cardiovascolari e la durata di vita media più breve si riscontrano con maggior frequenza al nord piuttosto che al sud, questo viene in gran parte attribuito all’uso del burro fra i primi e quello dell’olio di oliva fra i secondi;
  • i bambini allattati dalla madre sviluppano molte meno infezioni gastrointestinali, respiratorie o otorinolaringoiatriche rispetto agli altri;

La letteratura medica evidenzia come il consumo di latte materno comporta una riduzione della frequenza di alcune malattie croniche nel corso dell’infanzia e dell’adolescenza: diabete mellito di tipo I, malattia celiaca, malattie infiammatorie intestinali, cancro.

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lorenzo maini

vivisanoefelice@gmail.com